martedì 15 aprile 2014

La Pasqua, episodio sacro, simbolo iniziatico.

Si avvicina la Pasqua cristiana, fulcro, asse del calendario liturgico dei discepoli di Sayidina Aissa (‘S), noto in Occidente come Gesù, e vedremo quale carattere assiale rivesta questo episodio sacro, anche e soprattutto da un punto di vista iniziatico. Oggi, vi sono, generalmente, due tendenze predominanti riguardo all'ambito spirituale: una visione letterale, limitata al mero dato storico e una lettura scettica, se non addirittura negazionista, che relega il sacro al rango di favola, priva di ogni connotato di realtà. Ma vi è una terza interpretazione, quella simbolica in senso tradizionale che, lungi dal negare la verità storica di un fatto sacro, ne coglie la portata di simbolo, appunto, inteso come ponte, capace di connettere l’evento in questione alla sua causa principiale e, in questo modo, ne mette in risalto il suo  carattere reale al massimo grado. Ogni dato reale, sensibile e secondario, infatti, dipende da una realtà principiale che lo ordina e lo dirige verso un fine preciso. L’evento pasquale non fa ovviamente eccezione. L’immagine di Sayidina Aissa (‘S) al centro della croce – simbolo quest’ultima della natura umana – è interscambiabile con quella della rosa a cinque petali dei Rosa Croce, un fiore assai diffuso nella iconografia tradizionale d’Occidente; l’equivalente del loto in quella orientale. Le piaghe del Cristo - alle mani, ai piedi e al costato - rimandano ai petali della rosa simbolica, come fossero sbocciati dal suo sangue versato. Andando oltre la lettura della sofferenza tipica dell’ambito religioso, in cui questa componente ha assunto una portata decisiva, come del resto tutto ciò che ha un connotato sentimentale, l’aspetto di essa che qui ci interessa è quello relativo alla natura umana, quando è sottoposta al crogiolo spirituale, necessario per pervenire alla sua trasfigurazione. È in questa fase che strumenti di tortura, quali i chiodi e la corona di spine, possono vedere capovolta la loro funzione, per divenire mezzi di trasmutazione. Ne consegue un concetto cardine: le potenze infere, simboleggiate in questo caso dai soldati che si dividono le vesti - come i Titani si erano divisi le membra di Dioniso o le Baccanti quelle di Orfeo – non possono mai essere altro che pedine inconsapevoli nel disegno dell’Onnipotente. È infatti contro la loro volontà che hanno reso possibile la manifestazione di un simbolo, la cui portata va ben al di là di ogni considerazione esteriore. Oltre il velo dell’apparenza, quella croce, che voleva umiliare, fu e continua a essere, per ogni cristiano, il ponte innalzato tra Cielo e Terra.

                                                                                                                                                                                                                                                  (continua…)

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