venerdì 6 giugno 2014

Il Mistero di Dante

Lo scorso 14 febbraio, per San Valentino, è uscito in Italia in piccole sale cinematografiche un film italiano, dal budget limitato, e che purtuttavia nel cast annovera tra gli altri un premio oscar.
Titolo e data di uscita nelle sale non nascondono l'oggetto del film, Dante e i Fedeli d'Amore.
Per quanto il film tenda ad assomigliare più ad un documentario, ci pare un caso più unico che raro nel suo genere.
Non è certo l'unico film/documentario in cui si parli di Dante, o di esoterismo, o di massoneria, o di tassawuf (volgarmente conosciuto come sufismo). Forse però è il primo in cui si nominano queste realtà collegandole fra loro, senza nascondere che per affrontare il tema è stato sfruttato, o almeno questo sembra essere il tentativo di Louis Nero, quanto René Guénon ha chiarito con la sua opera.
Ecco, forse è la prima volta che sul grande schermo si sente nominare, e a più riprese, René Guénon.
Anzi....., se ogni recensione che abbiamo trovato sul film asserisce che Murray Abraham interpreti un alter-ego di Dante, a noi sembra invece che la sua funzione sia quella di interpretare proprio René Guénon. (Un dettaglio che gli ignari critici preoccupati di disquisire sulla qualità del montaggio non hanno colto, è che mentre “l'alter-ego” legge ciò che in contemporanea scrive, non si tratta affatto di Dante, ma di René Guénon ne “L'esoterismo di Dante”. Le prime parole di Murray sono proprio l'incipit dell'opera di Guénon, e la totalità delle sue asserzioni sembra una parafrasi di qualcosa già letto nei libri di Guénon più che in quelli di Dante (per quanto essi possano coincidere nella sostanza). L'arredamento della stanza e l'abito di Murray, a nostro avviso avvalorano tale tesi, e ricordano molto certe foto dello Sheik Abd'l Wahid Yahya.



Certo la selezione degli intervistati lascerebbe pensare che amplissimi margini siano lasciati all'errore, e che dunque Dante e Guénon non avrebbero affatto apprezzato più di una affermazione. Ma daltronde quale altro cast di personaggi più o meno noti (almeno in Italia) avrebbe potuto fare di meglio? Peraltro malgrado certi svarioni, alcuni veramente gravi, ci sembra che nel complesso l'opera possa riuscire nell'intento oltre ogni aspettativa.
Offre infatti, attraverso la voce di svariati personaggi innumerevoli spunti di riflessione, che se lasceranno, come è giusto che sia, del tutto indifferenti i più, potrebbero invece risvegliare in qualcuno qualificato l'interesse ad approfondire e separare il grano dal loglio. E scoprire realtà altrimenti inimmaginabili.
Perdipiù, in svariati ambienti e media, è comune sentire citazioni attribuite a René Guénon del tutto false o falsate, con l'intento solitamente di sfruttare l'autorità di Guénon certi che il proprio pubblico ne abbia sentito parlare e ne abbia una certa reverenza, senza però averne mai letto o tentato di comprendere neanche uno dei testi da lui scritti. O peggio spesso l'intento, e comunque il risultato finale di false citazioni è quello di screditare il lavoro René Guénon, agli occhi di chi, approfondendolo senza intermediari, potrebbe ottenerne importanti chiarificazioni. Al contrario nel film non abbiamo notato tali false attribuzioni, e quando Guénon viene citato espressamente non gli vengono attribuite affermazioni a lui distanti.

Per adesso lasciamo che ognuno si veda il film o (meglio) si studi l'opera di Guénon per approfondire, proveremo ad approfondire successivamente...


A.H.

giovedì 5 giugno 2014

La Caverna Iniziatica (parte 7)

Prendendo lo stato umano come il piano di riferimento che taglia in due questa retta, la sua metà superiore è rappresentata in L dal filo a piombo; questo si proietta come un punto sul pavimento a scacchi, simbolo della dualità che caratterizza l’esistenza umana; il filo a piombo cade dunque al centro del piano umano, situato in questo caso sul quadro di loggia..
L’accostamento tra caverna e cuore a cui si è già accennato ci spinge a cercare altre corrispondenze all’interno del rituale: il grado di compagno in effetti sembra presentare simboli specifici; si pensi ad esempio al suo stare all’ordine con una mano sul cuore. Se la consegna dell’apprendista era di imparare a mantenere il silenzio, al fine di imparare a eliminare le parti in eccesso del proprio carattere, per il compagno il lavoro si fa più raffinato; egli deve levigare a perfezione la pietra, con lo stesso fine descritto all’inizio del Mathnawi di Rumi: “Sai perché lo specchio della tua anima non riflette più nulla? Perché dalla sua superficie non è stata tolta la ruggine” Vediamo dunque accostato il simbolo della levigatura della superficie e il simbolo luminoso, rappresentato nel grado di Compagno dalla stella fiammeggiante con la lettera G al suo centro.

La lettera G entro la stella fiammeggiante, al cui centro si trova questo punto, sembra quasi ricordare allora un cerchio non chiuso, un movimento a spirale che va a convergere sul punto. E lo stesso movimento a spirale è suggerito dal fatto che la sequenza generata di pentagoni e di stelle ruota di 180° a ogni iterazione.
Tale considerazione, basata sull’aspetto grafico della lettera G, sia presa con la dovuta prudenza se, come afferma Guénon, essa è in realtà derivata dallo iod del tetragramma ebraico, trasformato per l’assonanza con il termine inglese God. Ma anche in questo caso, lo iod è simbolo del centro in quanto iniziale del nome divino; il simbolo si fa anzi più preciso. Tornando al nostro discorso iniziale, la lettera G rappresenta il punto con cui l’iniziato, nel centro della caverna, si identificherà. In esso la luce scenderà quando la pietra sarà ben levigata, e da esso la luce scaturisce: è una luce che per il cosmo sembrerà avere origine in se stessa. Esso è il punto attraverso cui l’iniziato uscirà dalla caverna.

M.