mercoledì 30 aprile 2014

La Caverna Iniziatica (parte 3)

Soffermandoci su questa sua funzione di meta posta alla fine del labirinto, la caverna rappresenta quindi il centro spirituale, verso cui tende il pellegrino? A conferma di questa ipotesi, dell’accostamento caverna-centro, è l’associazione che si può fare fra la caverna e il cuore. L’espressione “caverna del cuore”, che indica una cavità nel cuore e quindi il cuore stesso, è identificata nei testi hindu come sede del principio divino nell’uomo; essa rappresenta quindi il centro spirituale dell’individuo. Tale identificazione è d’altronde perfettamente rispondente a quanto troviamo nell’islam e nelle pratiche delle confraternite sufiche, in cui il dhikru-l qalb è pratica tipica.


La corrispondenza della caverna con il centro spirituale si può facilmente trasporre, dall’ambito individuale, a un livello più generale: in questo caso, essa rappresenta la Via iniziatica. Essa è il percorso che porta al centro non solo dell’uomo, ma del cosmo a cui l’uomo si conforma; anche il pellegrinaggio, a cui abbiamo accennato in tema di labirinto, è un viaggio al centro. Diciamo però che, posto a guardia e protezione dell’ingresso, il labirinto rappresenta uno stadio che precede la Via vera e propria: esso rappresenta le prove iniziatiche, che allo stesso tempo costituiscono un ostacolo per chi non è in grado di oltrepassarlo, e qualificano chi le supera come degno di accedere.

domenica 27 aprile 2014

La Caverna Iniziatica (parte 2)

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 La caverna è un luogo coperto e nascosto agli occhi: essa è collocata sottoterra, circostanza che la accosta già a un primo esame all’idea della morte e della conseguente sepoltura. Per la sua collocazione nel sottosuolo, è un luogo a cui è difficile accedere; inoltre, la sua entrata può essere mascherata – come nel caso della tela del ragno che proteggeva la caverna in cui il Profeta dell’Islam (sA’ws) si era rifugiato – o ostruita da una pietra.

A volte, tali ostacoli vengono rappresentati con un labirinto che, se percorso fino in fondo, porta all’ingresso. Il labirinto è una prova difficile da superare (si pensi a Teseo che vi accede per uccidere il Minotauro), ma allo stesso tempo è simbolo del lungo viaggio e del pellegrinaggio; infatti, nel medioevo, percorrere il labirinto tracciato sul pavimento di certe chiese era sostitutivo del pellegrinaggio in Terra Santa, per coloro che non potessero compierlo.

martedì 15 aprile 2014

La Pasqua, episodio sacro, simbolo iniziatico.

Si avvicina la Pasqua cristiana, fulcro, asse del calendario liturgico dei discepoli di Sayidina Aissa (‘S), noto in Occidente come Gesù, e vedremo quale carattere assiale rivesta questo episodio sacro, anche e soprattutto da un punto di vista iniziatico. Oggi, vi sono, generalmente, due tendenze predominanti riguardo all'ambito spirituale: una visione letterale, limitata al mero dato storico e una lettura scettica, se non addirittura negazionista, che relega il sacro al rango di favola, priva di ogni connotato di realtà. Ma vi è una terza interpretazione, quella simbolica in senso tradizionale che, lungi dal negare la verità storica di un fatto sacro, ne coglie la portata di simbolo, appunto, inteso come ponte, capace di connettere l’evento in questione alla sua causa principiale e, in questo modo, ne mette in risalto il suo  carattere reale al massimo grado. Ogni dato reale, sensibile e secondario, infatti, dipende da una realtà principiale che lo ordina e lo dirige verso un fine preciso. L’evento pasquale non fa ovviamente eccezione. L’immagine di Sayidina Aissa (‘S) al centro della croce – simbolo quest’ultima della natura umana – è interscambiabile con quella della rosa a cinque petali dei Rosa Croce, un fiore assai diffuso nella iconografia tradizionale d’Occidente; l’equivalente del loto in quella orientale. Le piaghe del Cristo - alle mani, ai piedi e al costato - rimandano ai petali della rosa simbolica, come fossero sbocciati dal suo sangue versato. Andando oltre la lettura della sofferenza tipica dell’ambito religioso, in cui questa componente ha assunto una portata decisiva, come del resto tutto ciò che ha un connotato sentimentale, l’aspetto di essa che qui ci interessa è quello relativo alla natura umana, quando è sottoposta al crogiolo spirituale, necessario per pervenire alla sua trasfigurazione. È in questa fase che strumenti di tortura, quali i chiodi e la corona di spine, possono vedere capovolta la loro funzione, per divenire mezzi di trasmutazione. Ne consegue un concetto cardine: le potenze infere, simboleggiate in questo caso dai soldati che si dividono le vesti - come i Titani si erano divisi le membra di Dioniso o le Baccanti quelle di Orfeo – non possono mai essere altro che pedine inconsapevoli nel disegno dell’Onnipotente. È infatti contro la loro volontà che hanno reso possibile la manifestazione di un simbolo, la cui portata va ben al di là di ogni considerazione esteriore. Oltre il velo dell’apparenza, quella croce, che voleva umiliare, fu e continua a essere, per ogni cristiano, il ponte innalzato tra Cielo e Terra.

                                                                                                                                                                                                                                                  (continua…)

domenica 13 aprile 2014

L'unità di fondo, cioè l'unità delle idee espresse simbolicamente, non esclude affatto la molteplicità delle forme (René Guénon)


Se ci si dedica allo studio, di giorno in giorno si aumenta. Se ci si dedica al Tao, di giorno in giorno si diminuisce. Si diminuisce e ancor di più si diminuisce, fino ad arrivare alla non-azione. Non si agisce, eppure non vi è nulla che non si compia. (Laozi, stanza 48)

Non esiste separazione tra Dio e tutte le cose, perchè Dio è in tutte le cose: è più intimo ad esse di quanto non lo siano a se stesse.... Nello stesso modo, non deve esistere separazione tra l'uomo e tutte le cose; ovvero, l'uomo non deve essere niente in se stesso. (Meister Eckart)

Dalla Via non ci si può separare un solo istante; se ci si potesse separare non sarebbe la vera Via (Zhongyong, cap. 1)

Vivo, però non più io, ma vive in me Cristo (Gal., 2-20)

Egli (Allah) è più vicino all'uomo della sua vena giugulare (Quran, L, 16)

L'estrema vicinanza è un velo al pari dell'estrema lontananza (Ibn Arabi)

mercoledì 9 aprile 2014

La Conoscenza e l'Azione secondo René Guénon

Il ruolo di «motore immobile», in rapporto all’azione, viene svolto precisamente dalla conoscenza; è evidente che l’azione appartiene interamente al mondo del cambiamento, del «divenire», e solo la conoscenza permette di uscire da questo mondo e dalle limitazioni ad esso inerenti; ed allorché raggiunge l’immutabile, come nel caso della conoscenza principiale o metafisica che è la conoscenza per eccellenza, possiede essa stessa l’immutabilità, poiché ogni conoscenza vera è essenzialmente identificazione col suo oggetto. È proprio quello che ignorano gli Occidentali moderni, i quali, in fatto di conoscenza, concepiscono solo più una conoscenza razionale e discorsiva, dunque indiretta ed imperfetta, quella che si potrebbe chiamare una conoscenza per riflesso; e per di più, essi apprezzano perfino questa conoscenza inferiore nella misura in cui essa può servire in maniera immediata per dei fini pratici; impegnati nell’azione al punto da negare tutto ciò che la oltrepassa, non si accorgono che questa stessa azione, in mancanza di principio, degenera in una agitazione tanto vana quanto sterile.
(Crisi del mondo moderno, 1927)

martedì 8 aprile 2014

La caverna iniziatica

«E se non fosse stato uno di quelli che glorificano il 
Signore, sarebbe rimasto nel ventre del pesce fino al 
giorno della resurrezione. Lo rigettammo debole 
come un infante, sulla terra nuda.» (Cor. 37,143-145).


Con un’ inversione rispetto al senso comune il momento in cui il sole è più alto nell’ordine spirituale, dal punto di vista terrestre, non è il mezzogiorno ma la mezzanotte; non a caso infatti la nascita di Gesù nel simbolismo cristiano è posta alla mezzanotte del solstizio d’inverno, ponendosi così in doppia corrispondenza con la porta degli dei.

Nello stesso senso si può anche intendere il detto islamico secondo cui la notte è meglio del giorno, che sancisce la superiorità del non manifestato rispetto al manifestato.