Il profano che entra per la prima volta in loggia, lo fa passando per un'apertura molto bassa, come si trattasse dell’ingresso di una grotta. O forse, si potrebbe ipotizzare, tale passaggio è da considerarsi un’uscita dalla caverna, anziché un ingresso? In ogni caso, di passaggio si tratta; così la morte è il passaggio a uno stato successivo, rispetto al quale tale passaggio è visto come nascita.
Guénon fa un’osservazione utile ai fini del discorso sul gabinetto di riflessione, riferendosi al viaggio di Dante attraverso l’Inferno: “questa discesa è come una ricapitolazione degli stati che precedono logicamente lo stato umano, che ne hanno determinato le condizioni particolari, e che debbono anche partecipare alla «trasformazione» che si compie; d’altra parte, essa permette la manifestazione, secondo certe modalità, delle possibilità di ordine inferiore che l’essere porta ancora in sé allo stato non-sviluppato, e che debbono essere esaurite da lui prima che gli sia possibile di pervenire alla realizzazione dei suoi stati superiori”. Anche il gabinetto di riflessione è quindi un viaggio iniziatico, assimilabile al labirinto di cui abbiamo parlato. E analogamente a Dante, i massoni si propongono di scavare oscure carceri al vizio e costruiscono templi alle virtù: essi sono lungo la Via, e questa Via ha una direzione, che dalle profondità della terra porta al Tempio. Tale movimento è dunque necessariamente non solo rettilineo ma, simbolicamente, dal basso verso l’alto.
domenica 25 maggio 2014
martedì 13 maggio 2014
La Caverna Iniziatica (parte 5)
Si osserva, a proposito
dell’essere la caverna immagine del cosmo, che la Loggia, oltre ad essere illuminata
interiormente è luogo in cui i lavori si svolgono “al coperto”. Essa è inoltre aperta
alle influenze spirituali: alta fino al cielo e profonda dalla superficie della
terra al suo centro. Anch’essa è quindi immagine del cosmo, con la terra che sorregge
e il cielo stellato che “copre”. Caverna e Loggia presentano insomma numerose analogie, anche se non sufficienti ad affermare una
identità fra i due elementi. Infatti, il tema della caverna compare anche in un
altro punto, in
cui assume un significato diverso e complementare: il gabinetto di riflessione
in cui viene chiuso il recipiendario. Esso viene a volte identificato come
prova della terra; il suo ambiente scuro è rischiarato da una candela; in cui si riflette sulla propria vita passata e sui
simboli di morte da cui si è circondati. Il fratello terribile, d’altronde, annuncia all’aspirante
massone che
sta per essere precipitato in un abisso. La caverna sembra in questa
fattispecie rappresentare la fase del buio e della presa di coscienza della
propria insufficienza, primo passo necessario per il passaggio alla luce; tale
passaggio ricorre simbolicamente con lo svelamento che avviene una volta compiuta
l’iniziazione. D’altronde, anche se collocato in una fase preliminare all’iniziazione,
nel gabinetto si trovano simboli relativi al lavoro iniziatico tra i quali in
particolare uno, la scritta V.I.T.R.I.O.L., preannuncia questo passaggio dal
buio alla luce: si tratta del lavoro di rettificazione, o di sgrossamento, della
pietra, che comporta una discesa nell’interiore e che, nell’essere portato a
termine, permette al compagno di dire che ha intravisto la stella
fiammeggiante. A tal proposito, l’ occultum
lapidem in interioribus terrae, non è forse l’equivalente di quella caverna
del cuore a cui abbiamo già accennato?
mercoledì 7 maggio 2014
La Pasqua, episodio sacro, simbolo iniziatico (parte 2)
Laddove, nei miti di Dioniso e Orfeo ma anche in quello di Osiride e diversi altri, sono le forze infere, titaniche a essere responsabili del sacrificio, nella tradizione indù sono, al contrario, i deva, corrispondenti alle forze angeliche, a sacrificare Purusha, l’Uomo Universale, da cui sono originati tutti gli esseri manifestati e di cui Sayidina Aissa (‘S), il Cristo, è il rappresentante per la tradizione cristiana. Secondo
quest’ultima, infatti, è con il suo sacrificio che egli ha rinnovato la creazione, ovvero ha ricreato l’universo. Quella che può sembrare una contraddizione, lo scambio di ruolo, cioè, tra forze angeliche e infere, rientra perfettamente nella logica del simbolismo tradizionale, dove, a seconda della prospettiva, un
simbolo può avere un duplice aspetto: in questo caso, la stessa funzione si
presenta, a seconda del contesto, come distruttrice o generatrice. Lo abbiamo
visto anche nel post precedente, a proposito del ruolo degli strumenti di
tortura, che servono alla crocifissione. Dipende dall’angolo di visuale in cui
ci si colloca e quello indù si pone a un livello più elevato degli altri sopra
elencati, in quanto prende in considerazione direttamente la volontà divina, in
base alla quale, nel mito di Purusha, l’Uomo Universale si sacrifica di sua
propria iniziativa, con la complicità cosciente delle forze che, in realtà, da
lui non sono distinte ma in lui sono contenute. Il sacrificio primordiale e atemporale
di Purusha è lo stesso dell’Adam Qadmon nella tradizione ebraica, tradizione in
cui la missione del Cristo era radicata, a motivo del suo ruolo di rinnovatore
proprio di quest’ultima.
In alcune raffigurazioni sacre della crocifissione, la rosa che nasce dal sangue versato dal Cristo non si sostituisce allo stesso Cristo al centro della croce, come nel caso dell’emblema rosacrociano, ma fiorisce ai piedi del Legno. In altre parole, sboccia sulla sommità del monte Calvario, il cui nome sembra rimandare direttamente al teschio di Sayidina Adam (‘S), Adamo, raffigurato in altre immagini di questa natura. Si tratta di una tautologia frequente nell’ambito del simbolismo tradizionale. È nel sacrificio cristico, infatti, che viene rinnovato l’uomo vecchio, l’Adamo decaduto, di cui parla s. Paolo. Vi sono poi delle versioni, ricollegate al mito del Graal, in cui il sangue che stilla dalla ferita al costato del Cristo, inferta dalla lancia di Longino, è raccolto in un calice, da cui, peraltro, il simbolo del fiore non si discosta molto. Quest’altra prospettiva consente meglio di comprendere il ruolo di questo sangue versato, che non è infatti altro se non la rugiada celeste o bevanda di immortalità, che il Graal ha la funzione di conservare. D’altra parte, uno dei significati del Graal è anche quello di centro tradizionale che, proprio come un calice, svolge la funzione di deposito della dottrina sacra di una determinata tradizione.
Ora, il centro in questione, per gli ebrei e per i cristiani, è Gerusalemme, proprio la città dove si verifica l’episodio della crocifissione. È quindi Gerusalemme il centro, il Cuore del Mondo, per le tradizioni ebraica e cristiana, e colui che si insedia in questo punto centrale, di cui Gerusalemme è un simbolo - nel punto, cioè, in cui le condizioni che regolano la manifestazione terrestre si intersecano con l’asse che permette di ascendere agli stati superiori, fino all’identificazione con la propria essenza divina - ebbene costui è tale da divenire egli stesso Cuore, Centro del mondo e asse di risalita al Cielo, per coloro che ne riconoscono la funzione. È Gerusalemme stessa, come la terra desolata del re del Graal, a beneficiare della rugiada vivificatrice, rappresentata dal sangue del Cristo, tale da far guarire la ferita da cui lo stesso re era afflitto; altra immagine, come quella del teschio di Adamo, della condizione umana decaduta, dopo la cacciata dal Paradiso terrestre. Per tornare all’immagine del Cristo, Cuore del mondo, la ferita al costato è a volte sostituita dalla lettera ebraica iod origine di tutte le lettere dello stesso alfabeto ebraico, così come origine di tutti gli esseri manifestati è colui che, come lo stesso Cristo, ha riattualizzato nel mondo la presenza dell’Uomo Universale. È precisamente da questo punto principiale, all’interno del cuore, che scaturiscono il Sangue spirituale e l’Acqua della Vita, in grado di condurre alla resurrezione, intesa come compimento della Grande Opera alchemica. Concludiamo, infatti, con un’ultima immagine, quella che simboleggia il traguardo dell’Opera stessa ovvero la Pietra Filosofale: un triangolo rovesciato, sormontato da un croce. Considerando che il triangolo rovesciato è un’altra immagine tradizionale del cuore, quanto detto finora permette di trarre le debite conseguenze.
In alcune raffigurazioni sacre della crocifissione, la rosa che nasce dal sangue versato dal Cristo non si sostituisce allo stesso Cristo al centro della croce, come nel caso dell’emblema rosacrociano, ma fiorisce ai piedi del Legno. In altre parole, sboccia sulla sommità del monte Calvario, il cui nome sembra rimandare direttamente al teschio di Sayidina Adam (‘S), Adamo, raffigurato in altre immagini di questa natura. Si tratta di una tautologia frequente nell’ambito del simbolismo tradizionale. È nel sacrificio cristico, infatti, che viene rinnovato l’uomo vecchio, l’Adamo decaduto, di cui parla s. Paolo. Vi sono poi delle versioni, ricollegate al mito del Graal, in cui il sangue che stilla dalla ferita al costato del Cristo, inferta dalla lancia di Longino, è raccolto in un calice, da cui, peraltro, il simbolo del fiore non si discosta molto. Quest’altra prospettiva consente meglio di comprendere il ruolo di questo sangue versato, che non è infatti altro se non la rugiada celeste o bevanda di immortalità, che il Graal ha la funzione di conservare. D’altra parte, uno dei significati del Graal è anche quello di centro tradizionale che, proprio come un calice, svolge la funzione di deposito della dottrina sacra di una determinata tradizione.
Ora, il centro in questione, per gli ebrei e per i cristiani, è Gerusalemme, proprio la città dove si verifica l’episodio della crocifissione. È quindi Gerusalemme il centro, il Cuore del Mondo, per le tradizioni ebraica e cristiana, e colui che si insedia in questo punto centrale, di cui Gerusalemme è un simbolo - nel punto, cioè, in cui le condizioni che regolano la manifestazione terrestre si intersecano con l’asse che permette di ascendere agli stati superiori, fino all’identificazione con la propria essenza divina - ebbene costui è tale da divenire egli stesso Cuore, Centro del mondo e asse di risalita al Cielo, per coloro che ne riconoscono la funzione. È Gerusalemme stessa, come la terra desolata del re del Graal, a beneficiare della rugiada vivificatrice, rappresentata dal sangue del Cristo, tale da far guarire la ferita da cui lo stesso re era afflitto; altra immagine, come quella del teschio di Adamo, della condizione umana decaduta, dopo la cacciata dal Paradiso terrestre. Per tornare all’immagine del Cristo, Cuore del mondo, la ferita al costato è a volte sostituita dalla lettera ebraica iod origine di tutte le lettere dello stesso alfabeto ebraico, così come origine di tutti gli esseri manifestati è colui che, come lo stesso Cristo, ha riattualizzato nel mondo la presenza dell’Uomo Universale. È precisamente da questo punto principiale, all’interno del cuore, che scaturiscono il Sangue spirituale e l’Acqua della Vita, in grado di condurre alla resurrezione, intesa come compimento della Grande Opera alchemica. Concludiamo, infatti, con un’ultima immagine, quella che simboleggia il traguardo dell’Opera stessa ovvero la Pietra Filosofale: un triangolo rovesciato, sormontato da un croce. Considerando che il triangolo rovesciato è un’altra immagine tradizionale del cuore, quanto detto finora permette di trarre le debite conseguenze.
sabato 3 maggio 2014
La Caverna Iniziatica (parte 4)
L’accesso alla caverna corrisponde dunque al
rito di iniziazione; d’altronde, il termine stesso “iniziazione”, nella sua
derivazione dal latino in – ire,
contiene proprio il concetto di accesso. Questo accesso è un addio al mondo
profano; almeno, così spera l’iniziato: egli simbolicamente muore al mondo, ma questa
morte coincide con la sua seconda nascita. Per l’iniziato, la luce esterna e le
tenebre della sua notte interiore subiscono quindi un ribaltamento: l’esterno è
il luogo delle tenebre, il luogo dell’errare di chi si è perso nel labirinto; l’interno
della caverna è invece il luogo in cui cercare la luce. A tal proposito, il
versetto della luce (Corano, 24:35) dice che la luce di Allah assomiglia a “una
nicchia in cui è una lampada”, che arde di un olio “che brilla anche se il
fuoco non lo tocca”. Per costituire un primo parallelo con il simbolismo massonico,
si rammenti che anche la Loggia è
luogo “illuminatissimo”, e che il compagno “ha intravisto la stella
fiammeggiante”, simbolo luminoso.
La caverna, luogo illuminato di luce
propria, per la sua autonomia dall’esterno, è essa stessa immagine del cosmo,
che tutto vi si riflette nella metà superiore e in quella inferiore. Essendo immagine
del cosmo, ossia della manifestazione ordinata, in essa si riflettono le leggi
che presiedono a questo ordine, leggi con cui è dunque possibile entrare in
contatto. A differenza di chi si trova nelle tenebre esterne, dunque,
l’iniziato potrà cercare di comprendere queste leggi e parteciparne
attivamente, anziché patirle. Nel suo significato pieno, ciò equivale a porsi
nel punto di intersezione tra l’asse verticale e il piano umano dell’esistenza:
è portandosi a questo centro che si può entrare in contatto con l’asse e
percorrerlo in senso ascendente. Nella caverna si compirà la maturazione spirituale
fino alla realizzazione dei piccoli misteri, ovvero la rigenerazione psichica
che realizza appieno le possibilità dell’individuo nell’ambito sottile della
manifestazione. Nel microcosmo, essa rappresenta il centro interiore
dell’individuo in cui, alla seconda nascita, succede la realizzazione.
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