mercoledì 14 gennaio 2015

La Perfezione (parte 1)

In questa tavola cercheremo di spiegare cosa si intenda per perfezione e quale sia il suo rapporto con la manifestazione e con l’Assoluto.
Il termine “perfetto”, derivato dal participio passato del verbo latino perficere, secondo il dizionario Treccani significa “condotto a termine, portato a compimento, concluso”; relazione analoga, ossia fra ciò che è perfetto e ciò che è finito, si ritrova anche nel greco antico. In quanto aggettivo, perfetto significa “compiuto in tutte le sue parti, completo di tutti gli elementi caratteristici e necessari, giunto al punto estremo del suo sviluppo”. Un passo di Guénon può aiutarci a fare alcune riflessioni utili ai nostri fini: “l'opera la quale, coscientemente o incoscientemente, deriva chiaramente dalla natura di colui che la eseguisce, non darà mai l'impressione di uno sforzo più o meno penoso, comportante sempre qualche imperfezione perché anormale; al contrario, essa trarrà la sua stessa perfezione dalla propria conformità con la natura, ciò che implica il suo esatto adattamento al fine cui è destinata[1]”. Per Guénon, dunque, perfetto è “ciò che realizza in tutto la sua vera natura”. Vale la pena notare inoltre come l’adattamento (esteriore) al fine cui si è destinati sia fase preliminare e indispensabile del lavoro iniz\.


[1] Guénon,“L’iniziazione e i mestieri”, in Mélanges

1 commento:

  1. Tutti i numeri primi
    tranne una sola eccezione
    il due quindi dispari sono
    l’inverso non vale
    il Divino può dimostrare
    l’esistenza d’Umano
    ma non vale l’inverso
    tranne una sola eccezione
    questa deve il suo esistere al due
    ma non sappiamo sia quale.

    Marco Sclarandis

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